
Ianua prende spunto dall’antico nome di Genova, una delle ‘porte’ che si affacciano sul Mediterraneo – dice Paganetto. È un viaggio nelle rivisitate sonorità del Mare Nostrum… l’illusione dell’ esotismo, dei viaggi occidentali verso la via della seta e delle rotte navali che improvvisamente per errore ti portano in luoghi sconosciuti.
da un articolo di andbar
Tracce di Jazz, 13 maggio 2023
Una delle divinità più note ed importanti della religione romana è Giano, cui si associa l’aggettivo bifronte a causa della preposizione a tutti i riti e movimenti di passaggio, le soglie, le porte, gli inizi. A partire dal nome della divinità è stata elaborata la teoria, una delle tante, sull’etimologia del nome della città di Genova, che riconduce il termine Ianua (ovvero porta) al campo di azione del dio Giano: Genova da un lato affacciata sul mare e dall’altro rivolta ai monti che la circondano.
Di Genova di mare e di monti parlava anche la compianta cantante Roberta Alloisio che intitolò proprio “Ianua” un suo disco basato su una raffinata sintesi fra canzone popolare, cultura genovese e musiche del mondo.
Lo stesso termine ricorre ad intitolare il terzo lavoro del trombettista ligure, ma della parte di levante, Andrea Paganetto, registrato con il chitarrista Maurizio Brunod, il contrabbassista Marco Bellafiore, il batterista Rodolfo Cervetto ed i due illustri ospiti Francesco Bearzatti a saxes e clarinetto e Anais Drago al violino, pubblicato da Orange Home Records, etichetta anch’essa basata in terra ligure ed impreziosito dallo scatto di copertina del fotografo Franco Fontana.
In un contesto musicale totalmente diverso e contando su voci solo strumentali, sempre di un viaggio immaginario si tratta, che lasciamo qui introdurre al “timoniere” :”Ianua prende spunto dall’antico nome di Genova, una delle ‘porte’ che si affacciano sul Mediterraneo – dice Paganetto. E’ un viaggio nelle rivisitate sonorità del Mare Nostrum ma non solo: l’illusione dell’ esotismo, dei viaggi occidentali verso la via della seta e delle rotte navali che improvvisamente per errore ti portano in luoghi sconosciuti. Un viaggio che abbiamo sottolineato con un suono il più possibile caldo e avvolgente anche nei momenti di maggiore tensione dialogica e libertà espressiva .”
Il senso dell’avventura e della scoperta inattesa è, in effetti, una delle suggestioni evocate dalle otto tracce del cd, tutte originali con l’eccezione della ripresa di “Abidan” di John Zorn, una composizione in tema con un lavoro che vive di forti contrasti ed alternanze emotive, momenti concitati e dinamici seguiti da spazi di riflessione ed incanto, che improvvisamente trovano punto di sintesi in alcuni momenti di particolare coesione: proprio come può accadere quando ci si affida a percorsi appena accennati, si esplorano le diverse possibilità, e la direzione finale si definisce strada facendo.
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Il disco restituisce un clima di fervida creatività e sintonia da parte di un collettivo creato per l’occasione, che si augura possa tornare presto a lavorare unito: ” I giorni della registrazione presso gli studi Orange Home di Leivi (Chiavari) di Raffaele Abbate sono stati fantastici, racconta Andrea, perché si è creata fin da subito una forte alchimia umana e artistica sfociata in momenti di intenso interplay. Anche i due ospiti ( Francesco Bearzatti e Anais Drago ) grazie alla loro preparazione e sensibilità si sono inseriti perfettamente nel quartetto. Questo tipo di ricerca e intenzione sonora mi rimanda, forse più a livello inconscio, al tema dell’inclusività . Un’inclusione musicale, armonica e umana.“.
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