
Tra tutti i compositori classici europei, Johann Sebastian Bach è quello che gode di maggiore popolarità tra i jazzisti. Vediamo perché.
di Leo Ravera
8 maggio 2023
Immagine: Ritratto di un giovane Bach del 1715 eseguito da Johann Ernst Rentsch, via Wikipedia
Molti jazzisti si sono confrontati con la musica di Bach: dal Modern Jazz Quartet a Bud Powell, da Dave Brubeck a Bill Evans. Molti pianisti jazz hanno un background classico, ma il rapporto con Bach sembra esser privilegiato, più di quello con altri compositori altrettanto importanti. Proviamo dunque a spiegare perché ai jazzisti piace tanto Bach.


1. Tema e variazioni
Un primo elemento comune tra la musica di Bach ed il jazz risiede nel principio della variazione. Tanto una fuga quanto un improvvisazione nascono con la volontà di sviluppare un tema iniziale ed esplorarne tutte le possibilità.
Molti validi solisti, spesso iniziano un assolo proprio con una variazione del tema originale. E’ il caso ad esempio di Lester Young. Miles Davis era invece solito suonare il tema sempre in modo originale, diverso dall’originale. Anche lui, era molto abile nell’arte della variazione.
Del resto anche Bach coltivava l’arte dell’improvvisazione, oltre a quella della composizione. Era un virtuoso degli strumenti a tastiera (organo e clavicembalo) ed era capace di improvvisare musica su temi proposti al momento.
2. L’importanza del ritmo
Un altro aspetto comune è il rapporto con il ritmo: la musica del ‘700 spesso è basata su un ritmo stabile, rigoroso. Proprio come nel jazz, il ritmo è pulsante e privo di esitazioni.
Dobbiamo rilevare tuttavia che nella musica di Bach la pulsazione tende a spingere in “avanti”, quasi anticipando la battuta successiva. Invece il jazz si suona “indietro”, ovvero in modo più rilassato e morbido.
Questa è una delle principali difficoltà che incontrano i musicisti classici quando passano al repertorio jazz, senza averlo ascoltato abbastanza a lungo da aver interiorizzato questo modo diverso di portare il tempo.
Sebbene jazz e musica di Bach abbiano dunque un approccio diverso alla pulsazione, entrambe le danno grandissima importanza, a differenza di altri generi musicali o periodi.
Chopin, ad esempio, improvvisava al pianoforte almeno quanto Bach, ma il ritmo incerto della musica romantica, con i suoi ritenuto e rubato, rende più difficili accostamenti con la musica jazz.


3. La forma e il senso delle proporzioni
Nel repertorio jazz, la questione della forma viene risolta in modi molto diversi nelle varie epoche.
Nel jazz anni ’20, spesso i brani avevano una forma molto elaborata, come ad esempio le composizioni di Jelly Roll Morton.
Negli anni ’30, con lo sviluppo delle big band, la forma ha cominciato in parte a semplificarsi, anche se alcuni compositori hanno dato grandissima importanza agli aspetti formali della musica. Alcuni interpreti di questo atteggiamento sono stati Duke Ellington, e più avanti Charles Mingus.
Negli anni ’40 ha preso piede un modo più sbrigativo di risolvere la questione della forma. La gran parte dei pezzi jazz si limitavano infatti a proporre tema-assolo-tema, in uno schema dove la parte centrale, l’improvvisazione, aveva assoluta centralità.
Anche nel jazz basato principalmente sull’improvvisazione si pone tuttavia il tema della forma, all’interno dell’assolo. L’improvvisatore cerca infatti di creare un discorso musicale logico e proporzionato, anche se composto sul momento.
Da questo punto di vista, Bach fa quello cui ogni jazzista aspira: tutto ciò che scrive è logico ed inevitabile. Anche per questo la sua musica è tanto affascinante per un musicista jazz.
4. Le differenze
Abbiamo dunque trovato che tra il jazz e la musica di Bach esistono alcune somiglianze. Forse però il musicista jazz è sedotto non solo dai punti di contatto con la musica di Bach, ma anche dalle differenze.
Per il musicista jazz nulla è davvero sicuro. Egli vive e suona nell’incertezza e nel dubbio. Ogni improvvisazione è una sfida che si può vincere (a volte) o perdere (più spesso). La musica di Bach invece è rassicurante, in tutta la sua logica e coerenza, è una musica che afferma la propria verità.
Conclusioni: mescolare Bach e il Jazz?
Il tentativo di mescolare Bach e il Jazz ha prodotto musica il più delle volte mediocre. Ad esempio, i famosi dischi del pianista francese Jacques Loussier sono gradevoli ma non del tutto convincenti. Altre interpretazioni sono più riuscite, tuttavia il risultato è spesso forzato.
Noi musicisti innamorati tanto del Jazz quanto di Bach, non sentiamoci dunque obbligati a mescolare queste diverse passioni. Possiamo passare da una musica all’altra quando vogliamo, ed esserne stimolati ed ispirati. Quello che conta sono il piacere e le emozioni che entrambe ci regalano. […]
ecco il modern jazz quartet
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Del Modern Jazz Quartet conosco molte cose, ma questa mi sa che mi manca. Addirittura “Blues on Bach”!!!
Non amo molto xilofoni, vibrafoni e strumenti che emettono suoni simili, ma il brano è lungo e vario quindi molto godibile (certo, dove sia Bach non lo capisco proprio 😀 )
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Non è un dico tra i miei preferiti. Il Bach del titolo lo trovi nelle progressioni armoniche e nell’uso del clavicembalo.
Ho visto il mjq dal vivo tanti anni fa e fu un piacere per le orecchie
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Se avrò tempo (periodo un po’ concitato) lo riascolterò con più attenzione.
Che bello che hai visto il MJQ dal vivo!
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formazione originale. era il 1985
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Mio marito poi mi ha scherzosamente rimproverata perché dice che mi fa ascoltare un sacco di cose (tipo questa) e io poi me ne dimentico! 🙂
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meglio. così sembra sempre tutto nuovo per te
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Sì, ma lui ha metodo e io, di solito, orecchio. In questo caso, manco quello! 😀
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Vi compensate
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In effetti… 🙂
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Il bachelorato in musica conta?
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Tutto conta. In amore, in guerra e in musica tutto è permesso!!! 😀
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