
Eraclito disse che il cambiamento è la sola costante nella vita… e le sue parole valgono ancora anche in un ambito meno elevato: quello dell’attività online dove, tra tendenze, suoni, meme e hashtag presenti contemporaneamente, “un minuto su Internet” è diventato davvero intenso.
da Collins Language Lovers
28 marzo 2022
Secondo Social Media Today*:
– gli utenti di TikTok guardano 167 milioni di video
– Google esegue 5,7 milioni di ricerche
– i contenuti di Netflix vengono seguiti per un totale di 452.000 ore
– Zoom ospita 856 minuti di “webinar” (riunione o presentazione online via Internet in tempo reale)
– gli iscritti a Instagram condividono oltre 65.000 foto
– sui profili Facebook vengono condivisi oltre 240.000 post
– gli utenti di Twitter pubblicano 575.000 tweet
* dati sono aggiornati al 3 ottobre 2021

Il gergo dei social è in continuo sviluppo. Siamo orgogliosi di ospitare un linguaggio vivo che è spesso generato su Internet.
Potreste già conoscere i classici come LOL e altri, ma se si vuole restare aggiornati occorre dare un’occhiata al mondo virtuale (niente metaverso, per ora).
In questo blog abbiamo “frugato” su Internet per creare una lista di termini associati ai social media.
Blue tick
Avete mai pensato all’agognato account verificato su Twitter? Quella prestigiosa spunta blu è stata a lungo oggetto del desiderio di molti influencer e celebrità. Alla fine, il fenomeno è stato riconosciuto dal Collins Dictionary con una voce ufficiale.
Se il concetto non vi è familiare, una spunta blu (Blue tick) è un’icona diffusa sui social media, nella forma di un segno di verifica di colore blu affiancato ai profili di persone importanti – per esempio giornalisti, celebrità o persone rinomate in tutto il mondo per indicare che sono utenti autentici e affidabili del sito.
TL;DR
[…] Particolarmente diffusa su Reddit, l’abbreviazione TL;DR sta per ‘too long; didn’t read’ e viene spesso usata da chi definisce noioso e troppo lungo un contenuto. Quindi, se intendete spiegare una situazione complessa, potrebbe essere utile trasformare questa abbreviazione in un tag per un riassunto online, così da mantenere desto l’interesse dei lettori. O almeno per riconoscere la vostra difficoltà nell’editing autocritico del vostro testo.
[Io, Fa minore, ho da poco creato il tag “corazzata Potëmkin” per i testi lunghi e complessi. O magari noiosi, perché no… L’ho applicato anche a questo]
Meme
Se ancora non ne conoscete il significato, non lo conoscerete mai.
Il concetto fu descritto per la prima volta a metà degli anni ’90, quando Internet era agli albori, ma l’umile meme si è sviluppato nel corso degli anni. Che lo conosciate o no, li avete probabilmente visti. Un meme può essere creato con una canzone/tormentone, una scena tratta da un film, un proverbio, un personaggio politico, ecc.
Ma cos’è che fa diventare qualcosa un meme? Normalmente si tratta di un’immagine, di un video o di una frase particolare che si è diffusa. Sono diventati così popolari che c’è anche un gioco da tavolo chiamato What Do You Meme?
DM
DM o PM sono essenzialmente la stessa cosa. Se qualcuno dichiara “I miei DM sono aperti” significa che gli si possono inviare messaggi privati (PM) o messaggi diretti (DM) sui social media. In questo ambito, i messaggi privati sono un privilegio concesso solo agli amici o alle persone che conoscete nella RL (Real life, vita reale), ma di questo parleremo dopo.
Retweet
Come avrete indovinato, si tratta della condivisione del contenuto di un tweet creato da un’altra persona su Twitter. Piattaforma progettata per la sua brevità, Twitter nacque come un sistema di comunicazione basato messaggi che non potevano superare i 140 caratteri. Col tempo, le cose sono cambiate, anche i limiti sui caratteri, ma Twuitter resta la piattaforma più utilizzata per condividere notizie, opinioni e partecipare a scambi internazionali.
Nel 2015, Twitter ha iniziato a permettere agli utenti di aggiungere altri testi con citazioni e commenti.
Spesso abbreviato in RT, un retweet è un modo molto diffuso per favorire la diffusione di contenuti su Twitter e inserire post che verranno retwittati molte volte, tanto da diventare spesso virali.
IRL
Grazie agli smartphone e a una generale assenza di confini tra il mondo online e quello reale, abbiamo dovuto cercare modi per distinguere tra le persone che conosciamo virtualmente e quelle conosciamo VERAMENTE.
IRL significa proprio In real life.
È capitato a tutti di seguire un amico su Twitter, vedere le foto dei suoi gatti e occasionalmente leggere qualche pensiero. Vi scambiate qualche “like” e magari un meme. Dopo un po’, assorbiamo per osmosi cose tipo il suo libro preferito, la musica che ascolta e qualche notizia personale. Se qualcuno ci chiede se lo conosciamo, rispondiamo di sì, perché l’impressione è quella, no? Ma non lo conosciamo IRL, nella vita reale.
Finsta
Finsta è l’abbreviazione di ‘fake Instagram’ e di solito si tratta di un profilo creato per ospitare contenuti destinati solo agli amici stretti. È un po’ ironico il fatto che un ‘fake Instagram’ sia probabilmente più autentico del profilo ufficiale, ma permette una maggiore libertà di condividere in modalità privata momenti della propria vita.
I Finsta, e altri account fake nei social media, stanno diventando molto popolari tra gli appartenenti alla Generazione Z che creano i loro brand professionali, ma vogliono anche restare connessi privatamente con gli amici stretti.
[…]
Bitmoji
Diffusi dall’app multimediale di messaggistica Snapchat, i Bitmoji sono gli avatar della generazione di WhatsApp. Le persone possono creare avatar in 2D e personalizzare varie componenti dell’immagine (capelli, vestiti, visi…) che possono essere diffusi anche come sticker in Internet.
[…]
ICYMI
[…]
“In case you missed it“, utile soprattutto per promuovere più volte dei contenuti, è un ottimo modo per catturare l’attenzione delle persone che davvero non hanno visto qualcosa la prima volta.
Gli algoritmi dei social media sono misteriosi e dobbiamo adattarci, anche se questo comporta la condivisione dello stesso post più volte, sperando di non infastidire i lettori.
NSFW
Infine, arriva la più utile e gustosa di tutte le abbreviazioni: NSFW, “not safe for work“, (quando, per esempio, il contenuto che stai per vedere potrebbe essere inappropriato e imbarazzante se ti trovi nel luogo di lavoro e qualcuno se ne accorge).

di Rachel Quin, frelence nel campo del marketing e copyrighter, appassionata di linguaggio.
Tutte le opinioni espresse in questo blog sono dei singoli autori, e non necessariamente riflettono le opinioni o le politiche di Collins, o HarperCollins.
Incredibile quanto è diventata scema, priva di parole, la gente! Cioè massima attenzione a usare acronimi per poi scambiarsi, ma non i tutti casi ancora per fortuna, solo frasi o immagini hai visto che bella torta ho fatto, ti piace il mio fidanzato, sto bene vestita così, ho comprato l’ultima Mercedes ecc.
lo sto, esagero. A volte sono utili e comunque rinnovano la lingua… ma a me tutto ciò non mi piace.
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Mah, credo che di questi tipi di rinnovamenti si potrebbe anche fare a meno.
È vero che in linguistica vale il principio del massimo risultato col minimo sforzo, ma questa diffusione esagerata degli acronimi (non so quanto sia così anche da noi) mi pare davvero troppo, soprattutto se consideri quanto siano difficili da “sciogliere” senza essere stati tradotti.
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Gli ultimi non li conoscevo e devo dire che non li ho mai incontrati durante le mie navigazioni.
Ormai anche io sono un “non più giovane”!
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E io sono messa sicuramente peggio di te 😀
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