Ancora…

Due attivisti della costola austriaca di Last Generation hanno versato dell’olio nero sul vetro che protegge l’opera di Gustav Klimt Morte e vita, al Leopold Museum di Vienna. 

da exibart, 15 novembre 2022

Come anche nelle altre simili azioni di protesta, portate avanti nei musei di tutto il mondo, dall’Australia all’Italia, il video è stato trasmesso dalla pagina Twitter di Letzte Generation ed è diventato immediatamente virale: «I nuovi pozzi di petrolio e gas sono una condanna a morte per l’umanità», si legge nel post. «Le persone che stanno ancora trivellando per cercare petrolio e gas hanno le mani sporche di sangue e nessuna sponsorizzazione potrà mai lavare via quel sangue», continuano, in riferimento ai numerosi casi di “filantropia tossica” e di greenwashing perpetrati dalle multinazionali: «Non può esserci arte pulita con soldi sporchi!».

Secondo quanto si apprende da fonti locali, il team di restauro, dopo aver effettuato i rilievi necessari, ha dichiarato che l’opera non ha subito danni, che invece sono evidenti e significativi per il vetro e il telaio di sicurezza, così come per il muro e per il pavimento. «La bellezza della vita da un lato, l’attesa della morte dall’altro. È così che Gustav Klimt dipinse “Morte e vita” oltre 100 anni fa. Oggi stiamo scivolando in una catastrofe di proporzioni inimmaginabili perché ci rifiutiamo di riconoscere la minaccia mortale», hanno dichiarato i due attivisti. Subito dopo aver versato il liquido scuro sul vetro, uno dei due attivisti è stato bloccato da un custode, mentre l’altro si è incollato all’opera. Il collettivo ha poi specificato che la vernice utilizzata non è tossica ed è facilmente rimovibile.

Tra i musei più conosciuti e visitati al mondo, il Leopold Museum possiede una delle collezioni più ampie di opere di Gustav Klimt, grande maestro della Secessione Viennese, ma per la loro azione dimostrativa, gli attivisti di Letzte Generation hanno scelto un’opera conosciuta di Gustav Klimt.

Gustav Klimt, Morte e vita, 1908 – 1915.

“La Morte e la Vita” fu iniziato nel 1908 e nel 1911 l’opera vinse il primo premio all’Esposizione Internazionale d’Arte di Roma, organizzata per celebrare il 50mo anniversario dell’Unità d’Italia. Klimt apportò varie modifiche al dipinto nel 1915 – cambiò lo sfondo dall’oro al grigio e aggiunse alcuni particolari – dopo averlo già esposto in almeno cinque mostre. Il tema del dialogo tra la morte e la vita è centrale nell’opera di Klimt e di molti altri artisti a lui vicini, come Egon Schiele.

Hans-Peter Wipplinger, direttore del Leopold Museum, ha definito giustificate le preoccupazioni degli attivisti per il clima, «Ma l’attacco alle opere d’arte è sicuramente il modo sbagliato per raggiungere l’obiettivo prefissato di prevenire il previsto collasso climatico». La questione delle sponsorizzazioni tossiche rilevata da Letzte Generation, tuttavia, è fondata. In occasione del Leopoldi Day, l’ingresso al Leopold Museum è stato gratuito ma tra i partner commerciali di questa operazione figurava anche OMV, il più grande produttore e raffinatore di petrolio, in Austria, con importanti attività nei Paesi dell’Europa Centrale.

L’associazione austriaca dei musei, ha scritto una lettera aperta ai membri del gruppo, promettendo che le istituzioni museali in Austria si sforzeranno di dare il loro contributo pubblico per avviare un discorso sui cambiamenti in atto sul nostro pianeta, a causa dell’intervento umano. Sulle proteste nei luoghi della cultura era intervenuta, qualche giorno fa, anche l’ICOM – International Council of Museums, evidenziando «Il ruolo dei musei come attori chiave nell’avvio e nel sostegno dell’azione per il clima all’interno delle loro comunità», attraverso l’istruzione, la divulgazione e con mostre dedicate.

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18 risposte a "Ancora…"

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    1. Ormai perfino i direttori dei musei e i critici iniziano ad abituarsi e a riflettere sulle motivazioni di questi gesti.
      Ovviamente non sono una soluzione ai problemi, ma sono un modo (piuttosto eclatante) per ottenere notorietà e visibilità sulla lotta per le cause che ritengono giuste, e che spesso lo sono. L’importante è che non facciano danni seri!

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        1. Forse hanno scelto questo modus operandi perché le proteste di piazza ormai sono inflazionate e lasciano il tempo che trovano.
          Per quanto possa essere sbagliato, di sicuro stanno ottenendo molta attenzione.
          Allo stesso tempo, però, i musei inizieranno a prevedere delle contromisure, quindi resta da vedere quanto durerà e quanto sarà efficaace questo tipo di protesta.
          Un altro blogger ha commentato qui che è stata “colpita” anche un’opera di Andy Warhol, poche ore fa a Milano.

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      1. Però ho letto che gli attivisti hanno usato della farina (otto chilogrammi). Non ho capito in quanti fossero, ma due di loro si sono poi incollate ai finestrini dell’auto. È stata anche versata della vernice per terra, ma non si sa se abbia raggiunto la carrozzeria della BMW.
        Tra l’altro è un pezzo unico, mai presentato prima a una mostra dell’artista, di proprietà della BMW Art Car Collection e conservato al museo della casa automobilistica di Monaco di Baviera.

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  1. Non so, infangare un’opera d’arte per me è come attentare alla vita, ad una delle manifestazioni della vita. Però allo stesso modo mi chiedo come diamine risvegliare queste coscienze ormai sopite, indifferenti a tutto se non al guadagno. Visto che, comunque, le opere non si rovinano e che le azioni “sacrileghe” stanno cominciando ad avere effetti da parte dei musei, beh forse alla lunga hanno ragione loro.

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  2. Dando seguito al vostro ragionamento (giustificazione o spiegazione che sia poco cambia) allora domani mi appenderò al collo un cartello di solidarietà al popolo iraniano e andrò a pisciare sul baldacchino del Bernini in San Pietro.

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