Perché il settore tecnologico è nei guai

Titoli che crollano in borsa, investitori che si ritirano, licenziamenti: c’entrano investimenti sbagliati e una situazione economica sfavorevole.

estratto rielaborato
Il Post, 10 novembre 2022

Dall’inizio dell’anno il settore tecnologico ha mostrato segni evidenti di crisi, dopo anni di crescita sostenuta, sia perché con la pandemia queste aziende sono state sopravvalutate, soprattutto in borsa, dove ora iniziano a deludere le aspettative, sia perché con una recessione in vista è gli investitori saranno forse un po’ più cauti. Le abitudini di vita sono cambiate di nuovo, ed è diventato più costoso prendere denaro a prestito.
Sembra in crisi lo stesso modello di business di queste aziende, che in alcuni casi hanno scontato decisioni sbagliate.
I ricavi, soprattutto quelli pubblicitari (su cui si basa gran parte del loro giro di affari), sono in calo un po’ ovunque, e questo è stato un fattore determinante: per le start up, ma anche per le grandi società del settore tecnologico, come Meta (l’azienda di Facebook, Instagram e WhatsApp), Microsoft, Alphabet (il gruppo a cui fa capo Google) e Twitter: tutte ora stanno iniziando a licenziare i propri dipendenti, proprio dopo due anni in cui gli organici si erano notevolmente allargati.

[…] Meta affronterà il più grande taglio del personale da quando esiste: a settembre aveva già bloccato le assunzioni, ora ha annunciato che licenzierà il 13% dei suoi dipendenti, circa 11.000 persone, eppure quasi la metà degli attuali 87.000 dipendenti attuali sono stati assunti dal 2020 a oggi, grazie alla crescita negli anni della pandemia. Il fondatore Mark Zuckerberg si è rivolto ai dipendenti con una lettera, assumendosi le sue responsabilità e comunicando che le cose non sono andate come previsto, a causa di un contesto economico in peggioramento e dell’arresto della crescita del settore dopo la pandemia.

Twitter, una settimana dopo l’acquisto da parte di Elon Musk, ha dimezzato il personale, licenziando 3700 dei 7500 dipendenti, per risollevare i conti della società, che al momento perde quattro milioni di dollari al giorno. La mossa ha messo non poco in difficoltà l’azienda, che ha poi dovuto richiamare decine e decine di dipendenti licenziati per errore.

La società del social network Snapchat in estate ha deciso un taglio del 20% del personale, più di un migliaio di posti di lavoro, per tamponare le perdite strutturali.

[…]
Amazon, la compagnia del settore tecnologico forse più legata all’economia “reale”, ha deciso di fermare le assunzioni, che da anni erano sempre state in costante aumento, per motivi legati all’incertezza dell’economia. Nel terzo trimestre il fatturato è aumentato del 15% rispetto all’anno scorso e l’e-commerce, dopo due trimestri in calo, è tornato a crescere. Ma le stime per l’ultimo trimestre dell’anno non lasciano ben sperare, pur trattandosi del periodo più ricco per le vendite online, tra Black Friday e Natale. Il gruppo teme quindi che l’incertezza economica e l’inflazione, che pesano tantissimo sulle famiglie, freneranno gli acquisti online.

Microsoft nel terzo trimestre dell’anno ha avuto un fatturato appena in crescita. La debolezza si nota soprattutto nel segmento “consumer” (ossia utenti singoli e famiglie): si vendono pochi servizi legati alla console Xbox; la domanda di pc è bassa e indebolisce i ricavi legati a Windows.

Anche Apple sta avendo parecchie difficoltà. Le vendite di iPhone continuano a essere in aumento, nel terzo trimestre del 2022 precisamente del 9% in più rispetto allo scorso anno. Ma le vendite di iPhone continuano a valere oltre la metà del fatturato annuo e la società ha detto di aspettarsi una fornitura ridotta dei nuovi modelli a causa delle restrizioni introdotte in Cina per la pandemia da coronavirus. In più, è tutta da dimostrare la disponibilità degli utenti a comprare un dispositivo costoso come l’ultimo modello, l’iPhone 14, proprio mentre i consumatori fanno i conti con l’inflazione e le incertezze sul futuro dell’economia.
Inoltre, le vendite dei servizi di Apple (come Apple TV, Apple Music, i contenuti a pagamento sull’App Store) – fondamentali perché rappresentano quasi un quarto dei ricavi, ma anche perché hanno margini di guadagno più ampi rispetto ai prodotti e sono meno soggetti alla stagionalità – stanno rallentando.

[…] Durante la pandemia il settore tecnologico aveva beneficiato delle restrizioni. Il Nasdaq, l’indice della borsa americana che più rappresenta l’andamento dei titoli informatici e tecnologici, negli anni 2020 e 2021 era cresciuto complessivamente dell’86%.
Parte della crescita era stata sostenuta dal fatto che le banche centrali di tutto il mondo avevano immesso nel mercato enormi flussi di liquidità tramite l’acquisto di titoli, il cosiddetto quantitative easing, e la riduzione dei tassi di interesse di riferimento avevano reso il costo del denaro di fatto vicino allo zero.

Oggi gli uffici si sono ripopolati, i ristoranti hanno riaperto e le misure di distanziamento fisico sono state quasi tutte eliminate. In più la crisi dei commerci mondiali, la scarsità di materie prime, l’inflazione e la guerra in Ucraina hanno creato molta incertezza e c’è il rischio concreto di una recessione economica. Anche per questo le banche centrali, per combattere l’aumento esagerato dei prezzi, stanno alzando i tassi di interesse.

In questi anni, la finanza ci ha messo del suo nel sopravvalutare le prospettive di crescita di queste aziende, con quotazioni che poco avevano a che fare con la realtà dei bilanci. Il repentino aumento dei tassi ha provocato grossi cali sui mercati finanziari: da inizio 2022 il Nasdaq ha perso il 32% del suo valore e i titoli delle cinque grosse società tecnologiche quotate in borsa (Amazon, Alphabet, Apple, Microsoft e Meta che, da sola, ha perso il 70%) hanno perso oltre 3000 miliardi di dollari del loro valore.

È vero che si tratta di cali enormi, ma sono attutiti in parte dal fatto che partivano da valori altissimi. Negli anni della pandemia la percezione di chi comprava questi titoli era che la crescita del settore tecnologico non potesse mai fermarsi, ma poi si è scontrata con la realtà dei bilanci delle aziende. A fine ottobre sono stati resi noti i conti relativi al terzo trimestre 2022 delle grosse società tecnologiche quotate in borsa: sono stati disastrosi.

L’intero settore dovrà attrezzarsi per affrontare una fase molto dura, che comporterà notevoli cambiamenti strutturali. Secondo alcuni analisti, potrebbe essere un bene: il settore da troppo tempo ha perso di vista le sue vere fonti di guadagno, la pubblicità per i social network e servizi davvero utili a imprese e consumatori per le aziende di prodotto e di software. Secondo il Wall Street Journal, è tempo che la tecnologia torni a essere “noiosa” e che lasci stare le velleità costosissime che di fatto alle persone non interessano, come il metaverso e le macchine che si guidano da sole.

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9 risposte a "Perché il settore tecnologico è nei guai"

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  1. Probabilmente è un assestamento post-pandemia o chissà, forse quel mercato ha raggiunto la saturazione.
    Per quello che ci ho capito, ogni anno viene chiesto alle aziende di crescere e di fare meglio del precedente: ma questo è impossibile, prima o poi devi arrivare ad un tuo limite massimo o ritornare nella media dopo una performance eccezionale (vedi pandemia)

    Penso comunque che ci sia ancora molto da vedere in questo ambito. Magari non sarà il metaverso (a cui non credo affatto), ma piuttosto gli assistenti vocali e l’intelligenza artificiale che hanno molti campi di applicazione!

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    1. Non so, magari anche questa si può definire “bolla”. Ora sta scoppiando, così come il mercato immobiliare che, durante la pandemia, andava alla grande perché la gente (che se lo poteva permettere) ha cercato di comprare case più grandi per far fronte all’esigenza di maggiore spazio richiesto sia dal lavoro da remoto, sia dalla didattica a distanza. Ora, magari, in molti si trovano a dover pagare dei mutui più alti, forse, e la tendenza è in calo.
      Nel caso di queste grandi compagnie, chi per un motivo, chi per l’altro, penso che abbiano peccato di scarsa lungimiranza. E anche le borse hanno “pompato” i titoli.
      Il metaverso, secondo me, è… come diceva Fantozzi, e penso se ne sia reso conto anche Zuck. A te sembra che interessi a qualcuno?
      Non so se per “assistenti vocali” intendi roba tipo Alexa. A me fa molta impressione. L’hanno regalato a mia figlia e ho visto cosa fa proprio negli ultimi giorni, perché sono andata a trovarla a Milano. A un certo punto le ha ordinato di mettere musica jazz ed era pure bella!
      Ma siccome io sono dispettosa di natura, mi sono divertita a fare domande strampalate tipo: “Adesso, per favore, sparecchia” e la risposta è stata, più o meno “se fossi un essere umano lo potrei fare”.

      Piace a 2 people

      1. Credo che le aziende quando hanno la possibilità di sfruttare un momento lo facciano senza pensare troppo al dopo: intanto portano a casa e qualcuno quei soldini li intasca sicuramente.

        Si intendo tipo Alexa: io la vedo come l’evoluzione dello smartphone.
        Dopo il touchscreen (grande rivoluzione che ha vinto per la sua immediatezza e facilità d’uso) la cosa più facile da fare è parlare.
        Avere un dispositivo con cui parlare sarebbe una bella rivoluzione!

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        1. Hai ragione, come ogni medaglia ha due facce. Tuttavia anche nella ricerca è stata utilizzata in modi non proprio ortodossi (mi riferisco per esempio alla sperimentazione cinese sulle due gemelline con il DNA modificato).
          Io sono molto recalcitrante ad accogliere certe innovazioni, tipo il touchscreen, le app, roba tipo Alexa, e mi mantengo a un utilizzo limitato a ciò che mi serve veramente. Per ora non sono riuscita neanche ad abituarmi all’idea di avere un e-reader, anche perché trovo tanti libri ignoti ma belli sulle bancarelle a poco prezzo. Mi servirebbe per caricarci dizionari, enciclopedie, ecc. (tutte cose che se fossero portatili sarebbero comode, così, giusto per innalzare un po’ il livello oltre Wikipedia), ma vedo che non è possibile 😦

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