
Dylan Scalet non aveva conosciuto suo nonno, ma la cosa interessante è che si interessò alla fotografia senza sapere che anche il suo antenato aveva questa passione, e nel 2014 ereditò l’archivio delle fotografie che Jack aveva scattato tra gli anni 1950 e 1970.
The Fhoblographer, da uno spunto di
Cultura Inquieta, 2 dicembre 2020
Immagini: selezione di quelle presenti sui due siti citati sopra.

Sharp era un ingegnere britannico che viveva e lavorava nel famoso CERN di Ginevra, in Svizzera, e nel tempo libero si divertiva a fotografare. Catturava immagini di vita quotidiana e utilizzava due fotocamere: una Agfa Super Silette Apotar, 45 mm, e una Asahi Pentax K Auto-Takumar, 55 mm.

Secondo il nipote Dylan, come con tutto ciò che lo interessava (pare fosse un ingegnere nato, che scrisse guide, manuali, e note su tutto quello che attirava la sua attenzione), lavorava con estrema scrupolosità, cercando di capire la meccanica della macchina fotografica, la scienza della luce e l’alchimia della camera oscura. E questa curiosità è stata senz’altro di grande stimolo per il suo lavoro in strada, com’è evidente se si esaminano i suoi archivi: uno street artist della fotografia, un po’ come lo fu Vivian Maier e – come spesso accadeva a quell’epoca – faceva il suo lavoro più per se stesso che, come invece succede oggi, per ottenere visibilità.


Dylan Scalet è nato un anno dopo la morte del nonno, ma racconta che la madre lasciava le fotografie in giro per in casa e gli raccontava spesso storie sul nonno. Jack Sharp sperimentava ed esplorava stili diversi, ma sembra che fosse più attratto dagli scatti di momenti di vita quotidiana, invadendo certo lo spazio delle persone, ma spesso chiedendo il permesso di fotografare o facendolo da una “distanza di sicurezza”.


Quando Dylan ha ereditato l’archivio, ha approfittato di una quarantena per scannerizzarle. È stato un processo lungo, ma ne è valsa la pena, perché questo nipote ha voluto condividere con il mondo il grande lavoro e la prospettiva di suo nonno. Questa galleria è un fantastico viaggio nel passato degno di essere percorso attraverso il modo di guardare il geniale fotografo britannico.


Era un progetto che volevo realizzare da quando ho scansionato alcuni pezzi del suo lavoro mentre ero al college, ma dopo la laurea ero più concentrato sull’inizio di una carriera e non avevo i fondi per ottenere uno scanner adeguato. Cinque anni dopo ho potuto investire in una Epson V850 e la quarantena è stato il momento perfetto per superare tutto. Ho capito subito che queste foto erano speciali. Non solo perché erano di mio nonno, ma perché ho potuto riconoscerne l’oggettiva bellezza. Sapevo che sarebbe stato un sacco di lavoro, ma mi sembrava la cosa giusta da fare.
Dylan Scalet, sul lavoro fotografico di suo nonno, Jack Sharp.


Come la Vivian Maier. Che emozione.
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Meno “raffinato”, intendo in senso buono.
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certamont
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Grazie per aver risposto al mio commento nel tuo post su Liz Truss! Colgo l’occasione per dirti che ieri ho sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂
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Come al solito eri in spam e me ne sono accorta solo adesso.
Non so proprio come evitare questo spiacevole inconveniente.
Ora vado a guardare il tuo blog, però ho l’impressione di esserci già passata.
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A questo punto l’unica è guardare spesso la casella spam di WordPress. Lo faccio anch’io, così se qualcuno ci finisce senza meritarselo (e purtroppo succede spesso) gli rispondo in tempi ragionevoli. Grazie per la risposta e per l’attenzione! 🙂
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Un articolo davvero molto interessante! Sì, Sharp era sicuramente una persona che voleva capire a fondo il funzionamento di ogni macchina e le sue fotografie lo dimostrano con quei contrasti tra bianco e nero eccellenti!
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Io invece l’ho apprezzato perché rispetto ai fotografi “famosi” i contrasti sono (mi paiono) meno accentuati.
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