Spiare i lavoratori

È una pratica che ha subito un’impennata durante la pandemia da Covid-19, ma ora il governo USA ha intenzione di correre ai ripari.

da un articolo di Irina Ivanova
CBS News, 1 novembre 2022

In una comunicazione di lunedì, Jennifer Abruzzo, avvocato e funzionario governativo che ricopre la carica di General Counsel del National Labor Relations Board (la Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali), ha chiesto con urgenza di negare ai datori di lavoro l’utilizzo di software di controllo sulla produttività nei casi in cui possono interferire con la capacità dei lavoratori di organizzarsi.
“Una sorveglianza costante, da vicino e una gestione attraverso mezzi elettronici è una minaccia per l’esercizio dei diritti fondamentali dei dipendenti“, ha spiegato Abruzzo nella nota.


Il National Labour Relations Board (NLRB) è un’agenzia governativa indipendente del governo federale degli Stati Uniti d’America, con la responsabilità di far rispettare il diritto del lavoro statunitense in relazione alla contrattazione collettiva e la concorrenza sleale […] e controlla le elezioni per la rappresentanza sindacale. L’NLRB è presieduto da un consiglio di cinque membri e da un General Counsel, tutti nominati dal Presidente degli Stati Uniti d’America con l’approvazione del Senato. Il General Counsel funge da procuratore e il Board da organo semi-giudiziario di appello contro le decisioni dei giudici di diritto amministrativo.

da Wikipedia


L’uso sul posto di lavoro di dispositivi di monitoraggio è esploso durante la pandemia.
Attualmente, circa il 60% delle grandi aziende usa strumenti di controllo, il doppio rispetto al livello pre-pandemico, riporta Newsweek. E lo spostamento dei colletti bianchi verso il lavoro da remoto significa che oggi milioni di impiegati in più sono soggetti al cosiddetto bossware: un software che può fotografare lo schermo dei siti che visitano, registrarli dal microfono, guardarli dalla webcam, controllare cosa digitano, tracciare i luoghi dove si trovano e controllare le chiamate e i messaggi di testo.

È un fenomeno in continua crescita, ha detto Mark Gaston Pearce, dirigente del Workers’ Rights Institute alla facoltà di legge di Georgetown e ex presidente del NLRB sotto la presidenza Obama.
“Le aziende ricorrono alla tecnologia perché li aiuta a gestire l’attività in modo più efficiente… Ma, allo stesso tempo, offre la possibilità di controllare molte cose che non li riguardano”, ha dichiarato. 
È già illegale, da parte delle aziende, sorvegliare comunicazioni e riunioni sulle condizioni di lavoro, “dato che si tratta di occasioni in cui si decide se dar vita a un sindacato o perfino di discutere su un particolare individuo di grado superiore”, ha aggiunto, concludendo che la nota di Abruzzo allinea la legge vigente con la moderna tecnologia

Negli ultimi anni, le aziende si sono avvalse di strumenti di sorveglianza per impedire la sindacalizzazione dei lavoratori.
Sin dal 2016, il controllo delle campagne sindacali è più che decuplicato, secondo una ricerca della facoltà di Relazioni Industriali e del Lavoro della Cornell. I controlli hanno riguardato i social media dei lavoratori, le loro chiavi elettroniche o i badge identificativi, e l’uso di telecamere.  

“La sorveglianza reprime l’organizzazione dei lavoratori”, ha dichiarato Athena, una coalizione di gruppi che si oppongono ad Amazon, in risposta al comunicato di Abruzzo, citando tre dipendenti della società che erano stati licenziati per attività sindacale, uno per motivi di bassa produttività, secondo i parametri di Amazon. 
L’azienda Whole Foods, di proprietà di Amazon, ha usato mappe di calore per individuare i punti vendita “a rischio di sindacalizzazione”, mentre Google usa un allarme automatico che si attiva in caso di riunioni con più di 100 persone, come riferisce Newsweek.

[…] Se l’insinuarsi della tecnologia dal posto di lavoro nella vita quotidiana potrebbe intimorire i lavoratori sulle conversazioni, figuriamoci che effetti potrebbe avere sulla sindacalizzazione, ha dichiarato Abruzzo, definendo le priorità degli uffici regionali del National Labor Relations Board, puntando essenzialmente sui comportamenti scorretti che andrebbero perseguiti.
La sua nota intende offrire una guida al Board quando un caso è realmente presentato da un lavoratore, da un’azienda, da un sindacato o dall’ufficio regionale del NLRB.

12 risposte a "Spiare i lavoratori"

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    1. Davvero non saprei, forse c’è nelle succursali dei giganti americani tipo, appunto, Amazon e Google o simili.
      Mia figlia lavora in una grande multinazionale e, volendo, potrebbero farlo.
      Le hanno dato un pc e un cellulare da usare solo per lavoro, quindi in teoria potrebbero controllare solo quello che fa lì. Di certo, appena si deve assentare, anche per un veloce pranzetto frugale (che a volte è costretta a saltare) o per andare in farmacia, deve mettersi “OFF”, e siccome lavora su diversi progetti con una “stima” delle ore che ciascuno richiede settimanalmente, alla fine potrebbe essere una forma di controllo, anche se dovrebbe essere automatizzata.
      Io ricordo che ai tempi in cui lavoravo io, nelle grandi aziende c’era il famoso “cartellino”, che serviva solo a segnare entrata/uscita e si era relativamente liberi, ma in quelle più piccole il controllo era più insidioso. C’erano meno dipendenti, quindi era più facile tenerli d’occhio, e a volte perfino qualche losco personaggio incaricato di gironzolare per l’ufficio.
      In un posto avevo un collega “vicino di scrivania” che aveva ideato un modo per ascoltare la musica e aveva sistemato un pulsante sotto che spegneva appena si apriva la porta.
      In un altro, siccome il capo (che era proprio “il padrone”) era contrario agli “assembramenti”, nonostante fossimo solo in 15, pur essendoci una stanza disponibile per metterci una macchinetta per il caffè, era inaccessibile. Ma io e la mia collega accanto trovammo comunque il modo: lei, facendo la gnorri, andava in bagno con due bicchieri di plastica a prendere l’acqua, poi tiravamo fuori tutto l’armamentario (pentolino, il cosiddetto scaldino, un barattolo di Nescafé, delle bustine di tè, zucchero e latte condensato, tutto accuratamente nascosto dietro a faldoni vari) e mentre lei faceva da “palo” perché era più vicina alla porta, io facevo la barista accucciata sotto la scrivania… 😀
      Che ricordi!!!

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  1. Terribile… sembra davvero il grande fratello di 1984…

    Fortunatamente ci sono lavori dove l’unico controllo che ha senso è consegnare entro la data di scadenza pattuita: se lo fai bene e in tempo, non interessa a nessuno se ci metti 1 ora oppure 8.

    Il problema sta negli altri lavori dove non è possibile lavorare per obiettivi…

    Casomai scenderemo in piazza!

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    1. Beh, mi pare di capire che in America siano così in paranoia a causa dei tentativi di sindacalizzazione che cercano ogni pretesto per evitare incontri tra i lavoratori, scambi di idee, discussioni, ecc. Magari riescono a licenziare qualche persona “scomoda” con l’accusa di scarsa produttività.
      Comunque, il lavoro per obiettivi potrebbe essere sicuramente esteso a molti ambiti, ma resta il fatto che a stabilirli è ovviamente l’azienda.
      Nel settore privato può essere (e spesso lo è, soprattutto per certi lavori) svantaggioso per il lavoratore, nella P. A. – ormai, credo, l’unico sinonimo rimasto di “posto fisso” – è un criterio difficilmente applicabile, un po’ per (brutta) tradizione del sistema, un po’ perché molti lavori sono difficilmente misurabili.

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        1. Ci sono stati casi eclatanti. Ultimamente, a Roma, sono stati scoperti 200 dipendenti dell’AMA, la municipalizzata che si occupa dello smaltimento dei rifiuti urbani e che ai cittadini costa un botto di soldi con risultati disastrosi, “a casa”, per un motivo o per l’altro. Essendo un lavoro usurante, chi era assente perché aveva problemi a una mano (per dire), chi per allergie, e così via.
          Ti cito la notizia apparsa su Open, perché è uno dei pochi giornali “in chiaro”:

          Ama e i 200 dipendenti «non idonei» guariti: cosa c’era scritto nei certificati medici dei netturbini.
          11 GIUGNO 2022

          Le motivazioni delle esenzioni: c’è chi non può usare un braccio, chi può lavorare solo in zone con servizi igienici e chi è inadatto a guidare mezzi.

          La storia degli spazzini malati immaginari all’Ama di Roma finisce in procura. Un esposto per truffa è stato presentato dal Codacons sulla vicenda dei 200 dipendenti giudicati «non idonei» a lavorare come netturbini che sono guariti improvvisamente dopo l’annuncio da parte della municipalizzata dei rifiuti di nuovi controlli. In Ama ci sono 1.612 inidonei parziali e 332 inidonei completi al lavoro. Per questo l’azienda ha deciso di procedere a nuove visite di idoneità. A maggio ne sono state effettuate 3.906 e sono saltate fuori le prime 200 guarigioni. Intanto l’edizione romana di Repubblica racconta cosa c’era scritto nei certificati di esenzione. Secondo i medici in Ama c’è chi non può utilizzare attrezzature da lavoro. Oppure può farlo, ma «solo con l’arto superiore destro». E in ogni caso senza poter sollevare pesi «sopra il piano delle spalle». Poi c’è chi ha certificato «il solo utilizzo di attrezzature con impugnatura per entrambi gli arti». Mentre c’è chi chiede turni su misura: «Adibire ad attività lavorativa in zone urbane in cui vi sia facile disponibilità dei servizi igienici». Infine c’è il dipendente che può impugnare la scopa, ma non partecipare alle operazioni di «spazzamento meccanico». A mano sì, a bordo dei mezzi no.

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