Radio 3: musica e poesia

Luis De Pablo – Primo Levi

Lezioni di musica, 23 ottobre 2022
con Alessandro Solbiati

Passio”, di Louis De Pablo in onore e su testi di Primo Levi

La mosca

Qui sono sola: questo
È un ospedale pulito.
Sono io la messaggera.
Per me non ci sono porte serrate:
Una finestra c’è sempre,
Una fessura, i buchi delle chiavi.
Cibo ne trovo in abbondanza.

Tralasciato dai troppo sazi
E da quelli che non mangiano più.
Traggo alimento
Anche dai farmaci gettati.
Poiché a me nulla nuoce.
Tutto mi nutre, rafforza e giova;
Materie nobili ed ignobili.
Sangue, sanie, cascami di cucina:

Trasformo tutto in energia di volo
Tanto preme il mio ufficio.
Io per ultima bacio le labbra
Arse dei moribondi e morituri.
Sono importante. Il mio sussurro
Monotono, noioso ed insensato
Ripete l’unico messaggio del mondo
A coloro che varcano la soglia.

Sono io la padrona qui:
La sola libera, sciolta e sana.


31 agosto 1986, da “Ad ora incerta”

Carichi pendenti

Non vorrei disturbare l’universo.
Gradirei, se possibile,
Sconfinare in silenzio
Col passo lieve dei contrabbandieri
O come quando si diserta una festa.
Arrestare senza stridori
Lo stantuffo testardo dei polmoni,
E dire al caro cuore,
Mediocre musicista senza ritmo:

– Dopo 2,6 miliardi di battute
Sarai pur stanco; dunque, grazie e basta –.
Se possibile, come dicevo;
Se non fosse di quelli che restano,
Dell’opera lasciata monca
Ogni vita è monca),
Delle pieghe e piaghe del mondo;
Se non fosse dei carichi pendenti,
Dei debiti pregressi,
Dei precedenti inderogabili impegni.


10 dicembre 1984, da “Ad ora incerta”


PROGRAMMA COMPLETO:


“D” come De Pablo
Musica, Rai Cultura
6 ottobre 2020

Instancabile promotore della musica colta contemporanea nel proprio Paese e altrove, fondatore del primo Laboratorio de Música Electrónica de España, didatta e mentore di intere generazioni di giovani musicisti con i suoi corsi internazionali di composizione e analisi (Madrid, Buffalo, Ottawa, Montreal, Siena, Berlino, Praga, Parigi), compositore, soprattutto, grazie agli studi condotti privatamente, Luis De Pablo è ormai considerato, unanimemente, dalla critica, uno tra i più interessanti musicisti, tanto da essere stato insignito del Leone alla carriera alla sessantaquattresima edizione (2020) della Biennale Musica di Venezia.

Luis De Pablo è nato Bilbao nel 1930, ma alla fine della Guerra Civile la sua famiglia si stabilisce a Madrid. Pochi anni dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, abbandona la professione legale per dedicarsi a tempo pieno alla sua vera passione. Sono gli anni della dittatura franchista, che ha separato la Spagna dal contesto culturale europeo e mondiale, ma il richiamo che su di lui esercita la ricerca musicale contemporanea contribuisce ad affrancare la musica spagnola dal retaggio folcloristico tanto caro al regime. De Pablo, poi, manifesta subito l’eclettismo dei propri interessi – storia, antropologia, etnomusicologia, arti figurative – che non mancheranno di incidere in profondità sulle sue composizioni e che traspaiono anche dai suoi scritti.

Presto, De Pablo fa proprie le tecniche contemporanee: Coral (1953) è un esempio di musica seriale, che, già nel 1957, supera in Movil, costruito, invece, su procedimenti propri della musica aleatoria, quella, cioè, basata sull’indefinitezza della scrittura, che può essere affidata al caso o a esecuzioni di volta in volta diverse, nelle quali gli interpreti sono chiamati a partecipare alle scelte compositive.
Nel 1961, agli Internationale Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt, allora celebre centro di studio e produzione della musica d’avanguardia, Bruno Maderna dirige l’esecuzione, in prima assoluta, di Polar, per undici strumenti, che rappresenta il primo, rilevante successo di Luis De Pablo, che ha da poco compiuto trent’anni.
Poi, sarà la volta di Cesuras (1963), di Módulos (1965), anch’esso in prima esecuzione a Darmstadt, sotto la direzione di Pierre Boulez, cui seguiranno Módulos II (1966), III (1967), IV (1964-67), (1967) e Paráfrasis (originariamente Módulos VI, 1968), fino a contare un catalogo che, nel 2020, supera le duecento opere, tra cui anche colonne sonore di film di Carlos Saura.

Le opere di Luis De Pablo sono una sorta di articolato e penetrante percorso attraverso tutti i paesaggi musicali del nostro secolo e del Novecento – dalle composizioni da camera al teatro – che fluisce anche nell’attività didattica e in quella di saggista come, per esempio, in Aproximación a una estética de la música contemporánea, un trattato sul proprio linguaggio compositivo pubblicato nel 1968, o in Una historia de la música contemporánea (2009), che raccoglie tre conferenze rivolte al grande pubblico, in cui riflette su temi come l’incontro delle culture, la convivenza di musiche anche profondamente diverse, la velocità vertiginosa con cui le tecniche e gli stili musicali si susseguono e si intrecciano, l’applicazione delle nuove tecnologie alla musica.


Luis De Pablo

Passio, di Louis De Pablo in onore di Primo Levi
traspi.net, 10 Aprile 10 2007 

L’11 aprile 1987 ci lasciava Primo Levi, l’autore di “Se questo è un uomo” e de “La tregua”, parabole universali sul male nel mondo e la dignità umana. ma anche del “Sistema periodico” e della “Chiave a stella”, così profondamente radicati nel pensiero e nel carattere torinese e piemontese. Locale e universale al tempo stesso: la grandezza e l’attualità di Levi è anche questa.
Luís de Pablo, il più prestigioso compositore spagnolo contemporaneo, per i vent’anni dalla scomparsa di Primo Levi ha composto, su testi dell’autore di Se questo è un uomo, un brano per soli, coro e orchestra: “Passio”, commissionatogli dall’Orchestra Sinfonica della Rai su testi di Primo Levi.

[…] L’universalità dei contenuti della musica di De Pablo rispecchia la sua profonda conoscenza acquisita attraverso insaziabili letture di opere di storiche, antropologiche, etnomusicologiche. Per questo è considerato una personalità importante nella scuola spagnola di oggi: De Pablo ha saputo far uscire la sua produzione dallo stretto nazionalismo, conferendole aspirazioni universali.

Primo Levi. Immagine: famiglia Levi.

“Passio” è stato composto tra il 2005 e il 2006, ma le sue origini risalgono a molto tempo prima:

Un po’ più di dieci anni fa comprai le opere complete di Primo Levi (Einaudi). Ignoravo che avesse scritto anche poesie. Quando le conobbi fu un incontro abbagliante. Mi identificai tanto nei suoi contenuti quanto nella sua maniera di concepire, narrare il “fatto poetico”: chiaro, colloquiale, quasi prosastico – senza rinunciare al lirismo aggressivo, accusatorio senza demagogia, di un pessimismo trascendentale. Mi ricordava il Goya più duro, quello che sembra considerare il progetto umano come un fallimento, condannato all’orrore e alla stupidità, ma capace di distillare alcune gocce di recondita bellezza.
Ho selezionato alcune poesie e ho lasciato passare del tempo. L’occasione arrivò grazie alla Rai. Il risultato è stato Passio (si sarebbe potuto chiamare anche Passio secondo Levi, ma è meglio non dare nomi: i testi sono eloquenti). Ho scelto Ladri, Annunciazione, Canto dei morti invano, La mosca e Carichi pendenti. Dopo molte riflessioni li ho adattati a un’orchestra ampia, un coro maschile e due solisti: un baritono e un controtenore. L’opera si divide in quattro parti. La prima è composta da Portico, Ladri, Transizione, Annunciazione; la seconda da Canto dei morti invano; la terza da La mosca; la quarta e ultima da Portico e Carichi pendenti. Circa quaranta minuti di musica, forse qualcosa in più.
La presenza del dramma in Passio è evidente: non ho scritto cinque opere inutilmente. Ma Passio non è una musica teatrale, né accompagna una peripezia immaginaria. È – inutile dirlo – una delle più ambiziose tra le mie ultime opere, anche se tenderei a dire che lo sono tutte, ognuna a suo modo: se no, perché scriverle? Ma Passio lo è particolarmente, tanto per il testo che mette in musica, quanto per l’impegno richiesto.
Ho dedicato Passio alla memoria di Antonio José, compositore di Burgos, vittima degli atroci crimini commessi durante i primi giorni dell’insurrezione fascista, che distrusse la Seconda Repubblica Spagnola (fucilato dai ribelli l’11 ottobre 1936 a Estépar, vicino a Burgos). Lasciò un’opera incompiuta, poco conosciuta e di rara esecuzione, certo non per suo demerito: il suo talento in erba non ammette dubbi. Potrebbe senza dubbio essere uno degli infiniti “morti invano” che, attraverso il testo di Primo Levi, cantano in Passio.”

Luís de Pablo

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