

Questo è il mio approccio alla recitazione. Intravedo l’embrione di un personaggio e se penso che posso dargli vita lo faccio. Altrimenti no.
Jeremy John Irons – Cowes, 19 settembre 1948
via Sitting on the dock of the bay²
Sono un attore, ho un tempo di attenzione limitato. Mi preparo fino all’ultimo momento, recito poi è finito, è il mio metabolismo. Vedo le interpretazioni come pezzi di un patchwork. Fai i tuoi piccoli quadrati, il regista li mette insieme e ne fa un copriletto. Il mio lavoro è rendere viva ogni scena, interessante, degna di essere cucita nell’insieme.
Due cose di me spiegano come scelgo i ruoli. Prima di tutto: sono diventato attore perché volevo essere uno zingaro, volevo rimanere fuori dalla società e discuterne con un gruppo di amici intorno a un fuoco in un bosco. Molto romantico. Volevo rimanere ai margini di quel contesto in cui ero stato cresciuto e che non mi piaceva. La seconda mia caratteristica è che mi piace riparare le cose. Quando studiavo recitazione andavo alle aste e compravo mobili, sedie, qualsiasi cosa fosse in condizioni terribili per poterla riparare, riportarla alla vita. Quando sono diventato più vecchio e più ricco ho cominciato a fare questa stessa cosa con le case. Per esempio 15 anni fa ho comprato un castello abbandonato in Irlanda e l’ho restaurato e ora ci vivo.
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