Stati Uniti: la direttrice di una biblioteca si dimette a causa delle minacce subite

La violenza e le intimidazioni contro i bibliotecari hanno mietuto un’altra vittima: la direttrice di una biblioteca dell’Idaho ha deciso di dimettersi in seguito alle pressioni e alle minacce ricevute, denunciando una “atmosfera politica estremista“.

da un articolo di Hocine Bouhadjera
Actualitté, 22 agosto 2022

Immagine: LearningLark, CC BY-SA 2.0

“Niente nel mio percorso avrebbe potuto prepararmi a questo fondamentalismo cristiano militante, né alle tattiche di intimidazione e ai comportamenti minacciosi attualmente messi in atto nella comunità”, ha dichiarato Kimber Glidden in un comunicato condiviso dall’istituzione pubblica in cui lavora, e solo dalla fine del 2021.
La pressione si è accentuata in seguito alla decisione del consiglio di amministrazione della biblioteca che ha chiarito la sua politica, secondo la quale “la selezione dei documenti non sarà mai influenzata da una potenziale disapprovazione, e la biblioteca della contea di Boundary non avrà mai degli ‘scaffali chiusi’ né etichette per proteggere il pubblico dai suoi contenuti”.
A questo punto, un gruppo locale formato da genitori appartenenti alla destra conservatrice ha preteso che quattro dei cinque membri del consiglio venissero rimossi dal loro incarico.
Per giustificare la decisione del consiglio, il vecchio direttore della biblioteca, Lee Colson, dichiara a The Spokesman – sostenendo così l’iniziativa di Kimber Glidden – la necessità di rivedere delle regole superate e poco chiare, soprattutto per quanto riguarda l’arricchimento delle collezioni.

André Kertész, Academie Francaise, Paris

Per quanto riguarda l’amministrazione della struttura, i collettivi dei genitori si sono richiamati alla legge sulla libertà d’informazione che permette, qualora non sia rispettata, di punire dei funzionari, avviando delle procedure a partire da esenzioni che irrigidiscano la legge: azioni che minano la gestione quotidiana dell’istituzione.
Parallelamente, alcuni si presentano ai consigli di amministrazione per terrorizzare i presenti, altri si iscrivono come volontari prima di presentarsi armati per una dimostrazione di forza. Dopo numerose riunioni, Glidden è stata anche insultata dai movimenti fondamentalisti cristiani che ne predicevano la futura dannazione.

Una situazione tanto più grottesca in quanto l’istituzione non dispone di titoli “LGBT”, denunciati su scala nazionale da diversi mesi. Secondo Colson, queste minoranze di attivisti cercano di impedire la selezione di libri polemici in modo da evitarne per sempre l’ingresso nelle biblioteche.
La risposta del direttore è formale: “Se qualcuno chiede un libro che non figura nel catalogo della la biblioteca, questa si rivolgerà ad altre biblioteche attraverso il normale processo di scambio. E se un numero sufficiente di persone chiede quel libro, lo aggiungerà alla collezione. È quello che fanno tutte le biblioteche”.

via mentinfuga.com

Oggi, nell’Idaho, una proposta di legge presentata nel marzo scorso mira a rendere le biblioteche colpevoli di reati, quando un utente, soprattutto un minore, prende in prestito o si trova a contatto con un documento che contiene elementi sessuali “espliciti”. Questa legge le rende responsabili, se i documenti si dimostrano “dannosi per i ragazzi”.
Per fortuna la legge non è stata adottata, malgrado i deputati repubblicani si siano largamente pronunciati in suo favore. Quelli che lavorano in questo settore temono che vengano presentate altre proposte, con la conseguenza di azioni penali contro i bibliotecari.


I libri proibiti nelle scuole americane

brani tratti da
Il Post, 21 febbraio 2022

In alcuni stati Repubblicani c’è una crescente richiesta di ritirare dalle biblioteche quelli che parlano in un modo giudicato troppo esplicito di sessualità e discriminazioni razziali.

Immagine: AFP

Alla fine di gennaio a Wentzville, Missouri, il consiglio scolastico della città chiesto di ritirare dalle biblioteche delle scuole superiori del distretto il libro L’occhio più azzurro, il primo romanzo dell’ammirata scrittrice statunitense Toni Morrison, prima donna nera a vincere il Nobel per la letteratura nel 1993 e vincitrice di un Premio Pulitzer nel 1988.
La decisione è stata presa sulla scia di altre iniziative simili di cui si sta discutendo molto negli Stati Uniti, e che in alcune scuole di stati a maggioranza Repubblicana ha già portato a vietare libri che parlano di razzismo, sessualità o altri argomenti ritenuti inappropriati oppure trattati in modo sconveniente. Inclusi, in alcuni casi, anche “classici” di grande successo.

Maus, via Il Foglio

In Tennessee, il consiglio scolastico della contea di McMinn ha votato all’unanimità per escludere dal programma di terza media Maus, l’acclamato graphic novel sull’Olocausto del disegnatore americano Art Spiegelman, unico romanzo a fumetti a vincere il Pulitzer, nel 1992. La motivazione addotta fa riferimento alla presenza di parolacce e nudità, e a una rappresentazione della violenza e del suicidio ritenuta inappropriata per gli studenti delle scuole medie. Fumetto noto, tra le altre cose, per la scelta di rappresentare gli ebrei come topi e i nazisti come gatti, Maus è il racconto dell’esperienza dei genitori dell’autore, ebrei polacchi sopravvissuti ad Auschwitz (la madre di Spiegelman morì poi suicida nel 1968).
«C’è un linguaggio rozzo e sgradevole, in questo libro», ha detto il dirigente delle scuole pubbliche della contea. In un successivo comunicato, il consiglio ha affermato che uno dei suoi obiettivi è quello di «riflettere i valori della comunità che serve» e che Maus è un libro «troppo per adulti» per essere utilizzato nelle scuole.
Nei giorni successivi alla polemica, in concomitanza con il Giorno della Memoria, le vendite di Maus su Amazon sono cresciute notevolmente. Inoltre, poco distante dalla contea di McMinn, una raccolta fondi avviata da un negozio a Knoxville per acquistare copie del libro da distribuire gratuitamente agli studenti ha ottenuto in pochi giorni oltre 73 mila euro. «L’effetto Streisand ha colpito ancora», ha commentato Spiegelman, riferendosi al noto fenomeno per cui la richiesta di censurare un contenuto attira maggiori attenzioni sul contenuto stesso.

Casi in parte simili a quelli di Maus e L’occhio più azzurro – la storia di una giovane ragazza nera nell’Ohio degli anni Quaranta che desidera gli occhi azzurri perché si sente brutta e oppressa a causa del colore della sua pelle – si sono verificati nei mesi scorsi in altri stati americani e in altre scuole. In generale, siti e giornali che se ne stanno occupando tendono ad accomunarli e inquadrarli all’interno di una più estesa tendenza a voler limitare nei programmi o nelle biblioteche delle scuole la presenza di libri che trattano il tema della sessualità e quello delle discriminazioni di genere e razziali in un modo che alcuni genitori, attivisti, politici e legislatori conservatori ritengono divisivo o troppo vicino a ideologie di sinistra.

Tentando di ricostruire la storia delle proteste recenti, il New York Times ha spiegato che molti dei libri contestati fanno parte di liste inizialmente condivise su Facebook da gruppi e organizzazioni locali come Moms for Liberty, fondata in Florida all’inizio del 2021, e che hanno poi avuto una più ampia diffusione. Altri gruppi come No Left Turn in Education (“Nessuna svolta a sinistra nell’istruzione”) hanno suggerito l’idea che quei libri siano «utilizzati per diffondere ideologie estremiste e razziste tra gli studenti».
Consultando quelle liste, i genitori degli studenti di molte scuole hanno quindi contattato le biblioteche per sapere se quei libri fossero disponibili oppure no, e richiedendo che venissero ritirati. Secondo alcune persone, la richiesta sarebbe legittimata dal diritto dei genitori di scegliere quali siano i libri più o meno adatti all’educazione dei propri figli. Secondo altre, ritirare quei libri dalle biblioteche priverebbe di quello stesso diritto altri genitori che ritenessero invece appropriati i libri controversi. Ritirare libri che parlano di razzismo e molestie sessuali potrebbe inoltre rendere più difficile per gli studenti discutere apertamente di questi problemi.

L’occhio più azzurro di Morrison, che in alcuni passaggi include anche il racconto di un rapporto incestuoso e di violenze su persone minorenni, è uno dei libri che più spesso finiscono nelle liste di quelli comunemente vietati secondo la American Library Association, la più antica e importante associazione di biblioteche americana.
Secondo Chris Finan, direttore dell’organizzazione americana di difesa della libertà di pensiero National Coalition Against Censorship, non si vedevano così tante e pressanti richieste di ritirare libri dalle biblioteche scolastiche dagli anni Ottanta, quando esisteva una spinta conservatrice simile a quella di oggi. Tuttavia, a differenza di allora, sia quelle richieste sia le obiezioni a quelle richieste si verificano oggi in un ambiente condizionato dai social media e in un contesto di maggiore inclinazione degli editori a pubblicare libri di generi più vari, ha spiegato Finan.
Le discussioni relative ai testi e ai programmi scolastici hanno sempre fatto parte del normale lavoro svolto nelle riunioni dei consigli scolastici americani. Quello che in tempi recenti è cambiato rispetto al passato è la frequenza e la politicizzazione di quelle discussioni, come ha spiegato al New York Times Britten Follett, amministratrice delegata di Follett School Solutions, uno dei principali fornitori nazionali di libri per le scuole primarie e secondarie.
Ma ci sono molti altri libri oggetto di censura. [leggi l’articolo completo]

[…] Finora, ha scritto il New York Times, le denunce contro bibliotecari, educatori e insegnanti si sono in gran parte concluse con un niente di fatto, dato che in genere le autorità coinvolte in Florida, Wyoming e negli altri stati non hanno trovato elementi validi per proseguire le indagini. Né i tribunali hanno ritenuto che le biblioteche dovessero rimuovere dalla circolazione i libri oggetto delle contestazioni.
Diversi bibliotecari hanno tuttavia affermato che il solo rischio di doversi difendere dall’accusa di diffondere oscenità o contenuti controversi è sufficiente a indurre molti insegnanti ed educatori ad autocensurarsi nelle loro scelte in materia di libri scolastici da utilizzare o consigliare. La direttrice dell’American Library Association, Deborah Caldwell-Stone, ha segnalato che questo tipo di politiche aggressive di controllo diretto e indiretto della didattica potrebbe finire per limitare l’esposizione degli studenti anche a importanti opere del canone letterario.
«Se ti concentri su cinque passaggi, hai l’oscenità. Se allarghi il tuo punto di vista e leggi l’opera nel suo insieme, hai Amatissima di Toni Morrison», ha detto Caldwell-Stone.

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