
È normale che i nomi vengano dopo le cose. Al principio infatti sono le cose, cose naturali che ancora non si chiamano… Ma non per la Befana: prima venne la parola, Epifania.
di Francesca Rigotti
Doppiozero, 6 gennaio 2017
Epifania? Che cosa voleva dire questa misteriosa espressione? Noi sappiamo che essa significa apparizione, dal greco epi-phaino, appaio (da cui fenomeno, ma anche fanale e finestra), come pure conosciamo il fatto che essa designa la comparsa agli occhi dei magi della cometa che li avrebbe guidati fino alla culla di Gesù.
Un’apparizione ai sapienti (magi) e ai potenti (re) che sanciva l’aspetto pubblico dell’evento, giacché la comparsa della stella ad alcuni privati (nel senso di esseri privati d’ogni prestigio e ricchezza quali le pecore e i pastori) non era evidentemente ancora abbastanza.
Alcuni nostri progenitori però il greco antico non lo conoscevano, e così dopo aver deformato quel termine astruso, epifanìa, in pifanìa, bifanìa, befanìa, ne fecero la denominazione di una cosa, anzi di una persona, o meglio ancora di una figura fantastica, la Befana.
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