
La storia dell’oratorio di San Giovanni Decollato, dove si conservano le opere dei due grandi artisti italiani.
da Finestre sull’Arte
12 novembre 2019
Tra i pochi ritratti eseguiti da Caravaggio, uno dei più interessanti è una tela di quasi due metri d’altezza che si trova al Louvre e che ritrae Alof de Wignacourt (Fiandre, 1547 – La Valletta, 1622), Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di Malta dal 1601 al 1622: nel dipinto, Wignacourt è ritratto nella sua armatura, in piedi, con a fianco a sé un paggio che gli sta porgendo un elmo.
Sembra che si tratti della prima opera realizzata dal pittore durante il suo breve soggiorno a Malta.

Caravaggio, Ritratto di Alof de Wignacourt (1607-1608, Parigi, Louvre)
[…]
Ad ogni modo è certo che Michelangelo Merisi dovette raffigurare Alof de Wignacourt “in piedi armato”, come scriveva Bellori, che confermava anche la notizia secondo cui il Gran Maestro “gli donò in premio la Croce”, ovvero l’abito dell’Ordine, facendolo diventare un cavaliere di Malta.
Il dipinto finì in Francia in quanto vi fu portato probabilmente dallo stesso Alof de Wignacourt: il ritratto, nel quale il Gran Maestro appare in posa ufficiale, col bastone del comando tra le mani, sancisce l’inizio di uno dei più interessanti episodî dell’arte del primo Seicento, dal momento che il rapporto tra Caravaggio e Alof de Wignacourt fu molto stretto, seppur di breve durata. Inoltre, questa collaborazione avrebbe conosciuto un seguito a Seicento inoltrato quando fu affidato a Mattia Preti l’ulteriore abbellimento di quanto Wignacourt aveva fatto costruire più di settant’anni prima.
Alof de Wignacourt, nato nelle Fiandre ma di origini francesi, si era unito all’Ordine dei Cavalieri di Malta nel 1564 e, appena diciottenne, l’anno seguente si era distinto nel Grande Assedio di Malta, una delle vicende storiche più celebri di quelle che hanno riguardato l’isola del Mediterraneo, ovvero l’importante vittoria che i cavalieri, coadiuvati da alcune potenze europee, riportarono sugli ottomani che assediarono l’isola per impossessarsene e farne un avamposto per espandersi nel Mediterraneo occidentale (l’assedio durò quattro mesi, al termine dei quali i cavalieri, che si difesero strenuamente, riuscirono ad allontanare i turchi causando all’esercito nemico ingenti perdite).
Wignacourt era divenuto Gran Maestro nel 1601 […], e pochi mesi prima della sua elezione a Gran Maestro era diventato Gran Ospedaliere, la carica più alta della Lingua francese.
Il cavaliere veronese Bartolomeo dal Pozzo (Verona, 1637 – 1722) racconta nella sua Historia della Sacra Religione militare di S. Giovanni Gerosolimitano detta di Malta, che a orchestrare l’elezione di Wignacourt a Gran Maestro fu soprattutto fra’ Ippolito Malaspina (Fosdinovo, 1540 – Malta, 1625), Grande Ammiraglio della Lingua d’Italia.
[…] Il magistero di Alof de Wignacourt, durato per oltre un ventennio, cominciava in un periodo di forti trasformazioni, che il potere dell’Ordine stava conoscendo almeno a partire dalla vittoria sugli ottomani nel Grande Assedio del 1565. Lo stesso magistero di Wignacourt ebbe elementi di novità rispetto a quello dei maestri che lo precedettero, e ne è un chiaro indice il fatto che nessun altro Gran Maestro aveva avuto in precedenza lo stesso, elevato numero di ritratti che Wignacourt si fece fare: l’obiettivo era quello di fare del Gran Maestro una figura che potesse esser trattata da pari dagli altri sovrani europei e, allo stesso tempo, quello di limitare le ingerenze delle autorità ecclesiastiche (su tutte l’inquisizione) sulle vicende maltesi.

L’acquedotto di Alof de Wignacourt a Birkirkara, Malta.
Il Gran Maestro dei Cavalieri di Malta stava, in sostanza, acquisendo una sempre maggiore importanza nelle relazioni internazionali: un’importanza definitivamente sancita dal conferimento, nel 1607, del titolo di principe del Sacro Romano Impero che l’imperatore Rodolfo II garantì a Wignacourt, che aveva così diritto di ricevere l’appellativo di “altezza” (era il primo Gran Maestro a potersi fregiare di questa onorificenza).
Sul piano politico, Wignacourt non si distinse soltanto per l’immagine che riuscì a comunicare alle altre potenze: il nuovo Gran Maestro divenne un importante alfiere della cristianità, dal momento che organizzò diverse campagne contro i turchi riuscendo a riconquistare alcune isole che erano cadute sotto l’Impero ottomano (e il suo ritratto in piedi in armatura è stato letto da diversi studiosi come una sua volontà di presentarsi nelle vesti di orgoglioso miles Christi).
Le frequenti e vittoriose incursioni ai danni dei turchi (nelle coste africane, e in Grecia: le cronache citano il saccheggio, da parte dei cavalieri, di città come Lepanto, Patrasso e Corinto) permisero a Wignacourt di accumulare notevoli risorse, che vennero reinvestite per migliorare le finanze e le infrastrutture di Malta: particolarmente celebre è la costruzione, nel 1610, dell’acquedotto (lungo una quindicina di chilometri) per rifornire d’acqua La Valletta, in un’epoca in cui l’approvvigionamento di risorse idriche potabili era un problema notevole per l’isola.
Altri stanziamenti furono impiegati per costruire nuove fortificazioni a difesa dell’isola, al fine di scongiurare nuovi eventuali attacchi turchi (il simbolo più evidente dell’azione del Gran Maestro in questo senso è probabilmente la Torre Wignacourt che ancora oggi si staglia sul lungomare della città di St. Paul’s Bay).
Ancora, un ulteriore aspetto curioso del magistero di Alof de Wignacourt fu la sua intuizione delle potenzialità di quello che oggi definiremmo come “turismo religioso”. A Malta esiste infatti un antro, noto come la grotta di san Paolo, che si ritiene sia stato il rifugio del santo durante il suo periodo di permanenza sull’isola: Wignacourt fece in modo che l’Ordine diventasse l’ente gestore della grotta con lo scopo di farla diventare un’importante meta di pellegrinaggio internazionale, anche se il progetto non ebbe una buona riuscita dal momento che non ci fu mai quel movimento di fedeli che il Gran Maestro sperava di far arrivare a Malta.

Foto: dinlarthelwa.org
Conosciamo poi il ruolo che Wignacourt ebbe nel promuovere le arti.
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Fu in questo frangente che si posero le basi per l’arrivo di Caravaggio a Malta: è probabile che a indirizzare il Gran Maestro verso Caravaggio sia stata la marchesa Costanza Colonna, che era in rapporto epistolare con Wignacourt e la cui famiglia aveva in precedenza dato ospitalità al pittore.
[…] Ad ogni modo, sta di fatto che già nell’estate del 1607 Caravaggio era approdato a Malta, nonostante si fosse macchiato del reato di omicidio, che gli avrebbe impedito di entrare nell’Ordine: la studiosa Rossella Vodret, ricorrendo anche agli studî di Keith Sciberras (uno dei massimi esperti delle vicende artistiche maltesi), evidenzia che
il fatto che probabilmente il pittore abbia raggiunto Malta a bordo di una galea dell’Ordine indica che già al momento della partenza da Napoli doveva godere di una protezione potente. Tra i comandanti delle galee maltesi vi era il figlio di Costanza Colonna, Fabrizio Sforza-Colonna, che sicuramente conosceva bene Caravaggio: provenienti da settentrione, le sue navi dovevano sostare a Napoli soltanto per un breve rifornimento di viveri e quindi, osserva Sciberras, il viaggio di Caravaggio non poté essere improvvisato, ma tutto doveva essere pronto da giorni.
Anche Wignacourt, sottolinea ancora Vodret, ebbe delle difficoltà a far entrare Caravaggio nell’Ordine, dal momento che, nel dicembre del 1607, si registrano due richieste del Gran Maestro inviate al papa: “una per ottenere l’investitura di un uomo che aveva commesso omicidio, l’altra per investirlo come cavaliere”. Alla fine comunque il pontefice, Paolo V, concesse la sua autorizzazione, e Caravaggio, il 14 luglio del 1608, un anno dopo il suo arrivo a Malta, diventò “cavaliere dell’Obbedienza Magistrale” (il rango più basso: quelli più alti erano riservati ai nobili, e il pittore non era di famiglia aristocratica).

Caravaggio, San Girolamo scrivente, 1608, La Valletta, Concattedrale di San Giovanni.
Oltre a eseguire il ritratto di Wignacourt (le cui fattezze, peraltro, secondo lo storico dell’arte Maurizio Calvesi sarebbero da rintracciare, benché non si tratti di un’idea unanimemente condivisa, anche nel volto del San Girolamo scrivente che il pittore eseguì, durante il suo soggiorno, per Ippolito Malaspina…), Caravaggio, com’è noto, a Malta dipinse la sua unica opera firmata, la Decollazione di san Giovanni Battista, su espressa richiesta di Alof de Wignacourt, che fu il diretto committente del dipinto, e come ricorderà chiunque abbia letto la sua biografia, l’esperienza sull’isola si concluse in maniera infelice, dal momento che l’artista venne arrestato per il suo coinvolgimento in una rissa nella quale un cavaliere, il nobile astigiano Giovanni Rodomonte Roero, rimase ferito.
Era il 18 agosto del 1608: recluso nel Forte Sant’Angelo, Caravaggio riuscì a fuggire (sicuramente aiutato da qualche cavaliere) il 6 ottobre, per non far più ritorno sull’isola.

Caravaggio, Decollazione del Battista, 1608, La Valletta, San Giovanni Decollato.
Le vicende dell’Oratorio sono state dettagliatamente ricostruite in un recente studio di Sante Guido e Giuseppe Mantella in occasione di un convegno tenutosi alla Valletta nel 2013. Risale al 1602 la fondazione della piccola chiesa costruita accanto alla Concattedrale della capitale maltese.
[…] L’edificazione dell’oratorio, un piccolo ambiente di corpo rettangolare addossato alla navata destra della Concattedrale, richiese appena un anno di lavoro…:
[…] Nell’unica incisione seicentesca, opera del tedesco Wolfgang Kilian (Augusta, 1581 – 1662), che ci mostra l’opera di Caravaggio nell’oratorio prima delle modifiche che l’ambiente conobbe nel tardo Seicento, l’oratorio appare come un ambiente spoglio, chiuso dall’altare su cui è installata la Decollazione di Caravaggio…

Mattia Preti, Cristo coronato di spine (1679-1689); olio su tela, 227 x 350 cm;
La Valletta, Oratorio di San Giovanni Decollato)
Il capitolo conclusivo delle vicende artistiche dell’oratorio sarebbe stato scritto settant’anni dopo Wignacourt e Caravaggio, da un altro genio italiano, ovvero il calabrese Mattia Preti (Taverna, 1613 – La Valletta, 1699), arrivato a Malta nel 1661. A partire dal 1678 (e fino al 1695), il cavaliere genovese Stefano Maria Lomellini, il grande mecenate del rinnovamento dell’oratorio, affidò l’operazione totalmente a Preti.
[…] Nel breve arco di una decina di anni si disegno di Preti tutte le cappelle delle otto Lingue e la grande navata centrale vengono totalmente trasformate in stile barocco da Preti… L’idea del pittore calabrese era quella d’ingrandire l’oratorio, donandogli un nuovo soffitto e un nuovo apparato decorativo aggiornato sul gusto tardo barocco…
Mattia Preti realizzò anzitutto dieci dipinti raffiguranti altrettanti santi e beati fondatori ed eroi dell’ordine, disponendone cinque per lato sulle pareti dell’oratorio…
[…]
Preti riconfigurò il programma iconografico dell’oratorio per introdurre il tema della passione di Cristo, al quale si collegano i tre dipinti che il Cavalier Calabrese realizzò per il soffitto, destinandoli agli spazi mistilinei che dovevano accoglierli. Si trattava dell’Ecce homo, del Cristo coronato di spine e della Discesa dalla croce… a conclusione di tutto, davanti al quadro di Caravaggio fu posto un gruppo scultoreo raffigurante la Crocifissione, che oscurava parzialmente la visione del capolavoro del maestro e che venne rimosso soltanto nel 1958.
[…]

Mattia Preti, Ecce Homo, 1679-1689, La Valletta, Oratorio di San Giovanni Decollato